Al termine dell’operazione pensi alla festina d’addio. Scrivi una mail in cui ringrazi tutti quelli che ti senti di ringraziare ed effettui una prima inconscia selezione delle persone che per te hanno significato qualcosa e che inviterai al rinfresco. Quel favore che Tizio mi ha fatto varrà bene un pasticcino?
Te ne freghi del cartellino da timbrare ed a metà mattinata esci dall’ufficio per andare nella pasticceria che già avevi adocchiato.
Mentre il vassoio si riempie di dolci, in te sedimentano le emozioni finora troppo forti per essere razionalizzate ed incominci con la lucidità che possiedi a tirare le somme dell’esperienza.
Da cosa parto? Valuto prima l’aspetto professionale o quello umano?
Valutare l’aspetto professionale è decisamente più semplice e forse più veloce…partiamo da quello. La scelta di approdare ad una multinazionale è stata sofferta e presa al termine di un colloquio dove avevi avuto una brutta sensazione. Ma che diamine, hai 25 anni, come potresti precludere a priori una strada del genere? Per non parlare del contratto, non faraonico ma di certo meglio del contratto a progetto che avevi prima! Metto a tacere i preconcetti ed accetto.
Purtroppo però cervello e cuore non sono d’accordo.
Capisci che dovrai imparare a nuotare con le tue forze quando ti accorgi che sei stato messo in un progetto importante senza le adeguate conoscenze, quando capisci che la figura del tutor è puramente fittizia, quando la tanto proclamata formazione on the job tarda ad arrivare.
Tuttavia, a mie spese imparo che lavorare nell’Engineering in una multinazionale è questo: non impari nulla dal punto di vista tecnico (sei ingegnere ma fai pochi calcoli), impari invece a lavorare con colleghi di diverse discipline, a cavartela anche quando la tua esperienza non ti aiuta, impari insomma a stare a galla in un mare di diverse situazioni.
Ed ecco l’aspetto umano. Lavorare qui ha senza dubbio cambiato il tuo modo di comunicare e collaborare con i colleghi. Ma gli altri cosa ti hanno dato? C’è chi è sempre stato gentile, chi ti ha consigliato bene, chi con passione ti ha trasmesso una nuova conoscenza, chi non ti ha mai rifiutato un sorriso ma anche chi ti ha dato solo problemi e preoccupazioni. Ci sono anche quelli con cui hai litigato, ma anche da loro hai avuto, nel bene o nel male, un’importante lezione.
Si avvicina l’orario della festa che ancora stai tirando le somme, e solo allora ti accorgi dell’errore più grande che potessi fare. Il tempo che hai passato pensando a quel che gli altri ti hanno trasmesso assume i connotati dell’egoismo allo stato puro. Ma io, cosa ho trasmesso agli altri? Avranno apprezzato il mio comportamento? Sono sempre stato gentile con tutti? Quando mi è capitato di arrabbiarmi, si sarà capito che era il fuoco di un momento e che il mio comportamento abituale è diverso?
Purtroppo nessuno risponderà a queste domande. Ti devi fidare delle parole di circostanza che ti dicono i colleghi quando vai a salutarli per l’ultima volta, dei loro occhi e della forza della stretta di mano.
Arriva il rinfresco e con grande emozione ti accorgi che la festa è di una tristezza assurda…è una festa di addio, giusto?
Con tua sincera sorpresa i colleghi ti fanno un regalo, anzi due, di una simpatia e di un affetto indescrivibili. Il leit motiv è stato il fatto che io andassi in Scozia senza né lavoro né casa, scarti i regali e trovi:
- una valigia di cartone, contenente i beni del tipico poveraccio italiano emigrante degli anni 30: una enorme forma di pane e del salame!
- il fagotto di un barbone, contenente una busta con all’interno la cartina della Scozia firmata da tutti e 100 sterline come regalo!!!
Non ho parole, le lacrime si trattengono a stento quando mi accorgo che sono questi regali a rispondere alla mia domanda: ebbene sì, forse mi hanno apprezzato e voluto bene!
GRAZIE A TUTTI DAL PROFONDO DEL MIO CUORE!!!
Fermi tutti: non saranno mica felici che me ne sto per andare???
Images: last day at the Office
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