25 maggio 2010

c'mon the hearts

Per dimenticare le ultime delusioni sportive, voglio proporvi una di quelle letture che ogni tanto mi fa piacere riprendere. Autore e protagonista della storia e’ Andy Teruzzi, fondatore dei Lombardia Hearts, un piccolo fans club della mia squadra di Edimburgo, nato non so come ma stracolmo di passione e di agganci nella terra che amano, la Scozia. Andy, amico che mi fa sempre piacere incontrare ogni qualvolta sbarca oltremanica, e’ anche un personale esempio: a lui mi lega ammirazione per aver saputo creare dei legami forti con gli scozzesi, dai quali ha saputo ricevere gentilezza ed ospitalita’ (qualita’ che erroneamente si pensa regalino a chiunque).

La storia narrata e’ quella della finale di Scottish Cup 2006 tra gli Hearts ed il Gretna, squadra di Second Division incredibilmente approdata in finale. Il rcconto e’ stato rubato da UK Football, please, fanzine on line che consiglio vivamente a chi e’ appassionato di calcio britannico e di storie genuine lontane anni luce dalla nostra Calciopoli.

Buona lettura.

E' venerdì 12 Maggio 2006. E' il gran giorno della partenza per la mia Bonnie Scotland per seguire un evento abbastanza raro: una Finale di Coppa con i miei HEART OF MIDLOTHIAN protagonisti! Da Bergamo partiamo in 12, anche se ci dividiamo in due gruppi. In 4 andiamo direttamente ad Edinburgh e lì rimarremo per tutto il week-end (tranne naturalmente il sabato), mentre gli altri si fermano a Glasgow, ospiti di amici comuni. Il tranquillo viaggetto in macchina da Prestwick alla Capitale è denso di aspettative e di grande emozione. Arriviamo perfettamente in orario al randez-vous con i nostri amici e ci dirigiamo in un ristorante indiano, proprio nei pressi del nostro Tynecastle Park. Qui ceniamo in compagnia del solito gruppo (tra cui 3 hibbies che tentano di gufare alla grande!) e passiamo un paio d'ore fantastiche.......ma il bello della serata deve ancora arrivare. Finita la cena, una camminata di due minuti e siamo catapultati nel "The Diggers" uno dei più conosciuti pub frequentato dai Jambos e nostro quartier generale ! Appena entriamo, veniamo "assaliti" da vecchi e nuovi amici, che fanno a turno per pagarci da bere e, soprattutto, comprare le nostre t-shirts fatte fare per l'occasione ! Il nostro Big Rab viene incoronato Re delle vendite, con più di 20 magliette ! Qui incontriamo tifosi giunti da ogni parte del Mondo per assistere alla Finale: Canada, Usa, Australia, Sud Africa, Belgio e via discorrendo! E' una serata magica che vorremmo non finisse mai ! Il Presidente del Broxburn Hearts SC (tra l'altro mai incontrato prima), saputo che saremmo andati al Diggers quella sera, ha preparato 2 magliette commemorative con la SFA Cup da un lato e la scritta "Lombardia Hearts" dall'altra!! Assolutamente inaspettato e fantastico ! A mezzanotte la campanella ci ricorda che è ora di abbandonare il pub, anche se a malincuore.......Sabato mattina e siamo in fibrillazione! Prendiamo un taxi per il centro, qui consumiamo un'abbondante colazione in un minuscolo cafè e ci dirigiamo verso la stazione di Waverley.
Ad attenderci ci sono svariate migliaia di Jambos e decine di treni speciali che partono a distanza di 20 minuti, destinazione Glasgow. L'atmosfera si fà incandescente ed i cori si alzano alti.......Arrivati a Queen Station, ci riuniamo con i nostri amici e ci dirigiamo verso il famoso Horseshoe Pub, vero tempio della Tartan Army, per assistere alla partita di Kirin Cup tra Giappone e Scotland e goderci le prime pinte della giornata. Our "Bonnie Scotland" strappa uno 0-0 ai padroni di casa, risultato che ci consente di conquistare il trofeo......sarà di buon auspicio !! Ci fiondiamo su di un altro treno e in mezz'ora siamo davanti ai cancelli di Hampden Park. Qui ritroviamo tutto il contingente del Lombardia Hearts e scattiamo una foto con il nostro striscione appena fuori lo stadio, poi ognuno si dirige ai propri posti e comincia lo spettacolo del calcio d'oltremanica! 40.000 tifosi Hearts e 8.000 tifosi Gretna ( piccolo centro di 2.000 anime proprio al confine con l'Inghilterra ) non smettono di cantare neanche un secondo per 120 minuti di adrenalina pura! Il goal di Rudy Skacel nel primo tempo ci illude di fare un sol boccone del piccolo Gretna (squadra vincitrice del campionato di second division), ma non abbiamo fatto i conti con l'orgoglio smisurato dei Borders e del loro allenatore Alexander che sfoggia un impeccabile Highland Dress nero e bianco! Il Gretna entra in campo determinatissimo nel secondo tempo e perviene al pareggio con un rigore parato dal nostro Gordon ma ribadito in rete da McGuffie al 76'. Nei supplementari non riusciamo a scardinare l'attenta difesa nerobianca e soprattutto un insuperabile Main. Si va ai rigori..
La tensione è palpabile negli occhi di tutti quelli che abbiamo accanto, io mi giro di spalle e non guardo i penalties, Big Rab riprende con la nostra videocamera, Pimpi prega a bassa voce........va sul dischetto il Capitano Steven Pressley.. Goal, loro segnano, tira Neilson Goal, loro segnano, è il turno di Skacel Rete, loro sbagliano, Pospisil Goal e loro sbagliano di nuovo consegnandoci la Coppa !! L'urlo dei 40.000 jambos invade il cielo di Hampden è un tripudio di bandiere, sciarpe e vessilli maroon. Ma la cosa più bella è l'applauso di tutto lo stadio al valoroso Gretna. Un tributo allo spirito indomito del popolo scozzese ed una lezione di cosa è il calcio lontano da Calciopoli e dagli scandali a cui siamo abituati a queste latitudini. Vedere i giocatori nerobianchi raccogliere e baciare le numerose sciarpe lanciate dai tifosi Hearts è una cosa che non scorderò mai!
Ci mettiamo una buona mezz'ora ad uscire da Hampden, ubriachi di gioia ed ormai senza voce, prendiamo al volo un autobus che ci scarica di fianco alla stazione. Entriamo in un pub a dissetarci, ma veniamo bruscamente interrotti da una rissa scoppiata per futili motivi, che naturalmente non ci vede coinvolti. L'aspetto brutto della città di Glasgow si fà notare ancora, decidiamo così di prendere il primo treno e tornare nella nostra Edinburgh. Alla stazione di Queen Station ci dobbiamo assorbire qualcosa come 2 ore di fila, ma la facciamo con gioia ! Alle 22 mangiamo finalmente qualcosa (un fish and chips avvolto nel giornale, meglio di niente!) e rincasiamo esausti ma felicissimi, con il sottofondo dei cori ancora nelle orecchie.
La domenica comincia molto bene, con una sontuosa colazione a casa di Jools (un classico delle nostre trasferte) a base di eggs, bacon, haggis, potatoes, mushrooms, bread, toasts e chi più ne ha, più ne metta! Lì veniamo raggiunti da una notizia grandiosa : Scott Wilson, lo speaker del Tynecastle, ci ha procurato i biglietti per assistere alla festa della conquista della Coppa. Ci sono 10.000 persone all'interno della stadio e più di 100.000 sulle strade di Edinburgh che scortano l'autobus dei nostri eroi dal palazzo comunale al quartiere di Gorgie, rifugio dei Jambos ! Le sorprese non sono ancora finite.. Scott Wilson si impossessa del microfono e annuncia la presenza di un contingente del Lombardia Hearts (con tanto di nomi, uno per uno!). Noi srotoliamo il nostro striscione e rispondiamo commossi all'applauso dei 10.000 del Tynie......una gioia indescrivibile! Il pomeriggio prosegue al Caledonian Sample Room per una meritata bevuta ed al nostro inarrivabile ristorante Mongolo, dove consumiamo una cena squisita ! Lunedì è il giorno del mesto ritorno a casa, non prima di aver incoronato Ialach (il cucciolo di Highland Cow di proprietà del nostro amico Johnny), mascotte ufficiale del LHSC!
Un altro grande weekend si è concluso ed un altro pezzo del mio cuore è rimasto nella terra delle Highlands, la mia terra.
C'MON THE HEARTS ! C'MON BONNIE SCOTLAND !




Link: UK football, pllease

Video: le immagini di Hearts - Gretna

13 maggio 2010

Me and My Younger Self (a.k.a. un anno ad Edimburgo)

My Younger Self (MYS): ma...sei tu...cioe’...sono io...insomma...

Me (M): scusa?

MYS: ma si, vedi: io sono te stesso. Non vedi che siamo uguali?

M: ma se non ho neanche bevuto...di solito da sobrio non parlo con me stesso. Fammi il piacere!

MYS: Ok, come te lo posso dimostrare? Mmh, vediamo...allora: da piccolo prima di lasciare la mamma per andare all’asilo piangevi sempre.

M: Lo fanno in tanti.

MYS: Ma tu avevi bisogno che una bambina ti venisse ad ccompagnare...ed avevi sempre una salvietta tipo Linus.

M: ...

MYS: Colpito?

M: Ma come cacchio...non lo sa nessuno. O sei mia mamma oppure hai ragione.

MYS: Ti diro’ di piu’. Quando avevi sette anni eri al campeggio, e...

M: Oooocchei hai ragione!!! Mi fido! Ora basta sputtanarmi pubblicamente...Piuttosto dimmi, cosa vuoi?

MYS: Vedi, chi va all’estero e tiene un blog come te, quando raggiunge il primo anniversario parla con se stesso per tirare le somme e/o scrive un post sulla sua esperienza.

M: Capisco...Quindi tu sei me esattamente un anno fa.

MYS: Proprio cosi’. Per te oggi e’ il 13 maggio 2010, un anno esatto dal tuo arrivo ad Edimburgo; per me invece e’ lo stesso giorno ma del 2009, il tempo per me si e’ fermato prima di partire per la Scozia, proprio stasera ho anzi l’aereo che tu presi un anno fa esatto. Ma dimmi di te ora, ti trovo benino...ma...sbaglio o hai piu’ chili e meno capelli?

M: Non ti consiglio di fare lo spiritoso, tra un anno esatto sarai qui nei miei panni.

MYS: Beh, l’aereo ce l’ho stasera, posso ancora cambiare idea. E’ anche per questo che voglio sentirti, come e’ andato il primo anno di permanenza all’estero?

M: Guarda, e’ stato un po’...beh, diciamo intenso, un anno che mi ha cambiato penso, anche se non ho raggiunto molto di quello che mi ero prefisso; ed anche se non so bene cosa fosse, speravo di trovarlo strada facendo. Sara’ per l’anniversario, ma ora sto mettendo un po’ insieme tutte le facce incontrate e le esperienze vissute. In altre parole: tirare le somme. Anche se non so da dove iniziare.

MYS: Inizia...dall’inizio. Come te la sei cavata?

M: Piu’ che egregiamente direi. Se ci ripenso mi sembra impossibile essermi catapultato in una citta’ nuova, senza nessuno che conoscessi, con solo una valigia ed un ostello prenotato per tre notti. Una vita da costruirmi poco a poco. Quanto era emozionante! La prima notte passata nel letto a castello in una stanza affollata di questo ostello...beh, non chiusi occhio. Il giorno dopo un bel sole illumino’ la prima mattinata edimburghese, presi qualcosa da mangiare in un negozietto indiano sul Royal Mile e feci la prima colazione sulle gradinate del Castello. Finita quella, internet point e via con la ricerca della casa.

MYS: Trovata?

M: Si’, e’ stato frenetico. I primissimi giorni giravo come una trottola a vedere case, non ero fermo un attimo. Avevo un mal di testa incredibile, vuoi il clima o lo stress. Alla fine dei tre giorni stavo cosi’ male che quando mi dissero che dovevo sloggiare perche’ l’ostello era tutto pieno andai in un albergo, il pomeriggio dopo mi chiamano dalla reception perche’ ero distrutto a letto ma dovevo liberare la camera, ma il giorno stesso trovai una stanza. La mia prima casa lontano da Casa!

MYS: E come era?

M: Bellissima, in condivisione con una giovane coppia neozelandese, che abitava a piano di sopra, ed al loro gatto. Che ricordi! I primi tempi passarono nel totale fancazzismo, in giro per la citta’ camminavo per ore, di sera uscivo anche da solo, per quanto soli si possa essere in un pub scozzese.

MYS: Ed i primi amici?

M: Alla scuola di inglese. Si creo’ un bellissimo gruppo, studiavamo durante la settimana, si usciva dopo le lezioni, il venerdi’ ci si ubriacava con i professori. Quante serate con gli spagnoli! E quante notti nell’appartamento spagnolo: giocavamo a carte e facevamo discorsi poco seri, tiravamo mattina bevendo coca e rum e mojito. Peccato averle perse quasi tutte quelle persone, ognuno ha poi seguito la propria strada. Ma i bei ricordi rimangono.

MYS: Te la sei goduta insomma. Ma poi i soldi saranno finiti e con loro la spensieratezza dei primi tempi. E poi?

M: Ricerca del lavoro: le mille application mandate per un lavoro nel mio campo, fino alla rassegnazione ed all’inizio dei casual jobs. Tante ore per una miseria, i giorni di sconforto quando i turni non arrivavano: che vita!

MYS: Perche’, ora che fai di bello?

M: Nulla di particolare, lavoro in un ristorante.

MYS: Ancora? Dopo un anno?

M: Gia’, e’ cosi’. Ma come ben sai – dovresti conoscermi bene – per inseguire cio’ che voglio o semplicemente vivere dove voglio si fa questo ed altro. Tuttavia un anno e non trovare altro e’ davvero preoccupante, ti do ragione. Piu’ che lamentarmi tuttavia mi rende ancora orgoglioso il fatto che sto seguendo il mio percorso, quello che ho scelto io, tutto da solo e senza nulla chiedere a nessuno. Sai, ovunque ho sempre incontrato persone che mi dicevano che secondo loro per star bene ed essere felici dove si vuole sarebbero disposte a qualunque sacrificio facendo ogni lavoro. La differenza era che in Italia a dirmi questo erano avvocati/ingegneri/dottori, qua invece a dirmelo sono tutti i laureati che ho trovato a fare i lavori piu’ umili.

MYS: Quindi...sei felice?

M: Beh, ho sempre avuto le idee poco chiare sulla felicita’, non lo ero quando ne avevo tutti i motivi. Anzi, ricordamelo proprio tu: perche’ te ne vuoi partire? Cosa provi ora che sei sulla soglia del grande cambiamento?

MYS: Che dire, al momento me la sto facendo sotto per quello che ho davanti. E nell’ultimo anno non ho fatto altro che lamentarmi e voler partire. Chi se l’aspettava che il desiderio aveva questa forza? Parto alla ricerca di me stesso, diciamo cosi’. Un po’ fa male perche’ non ho nulla di che lamentarmi, ma voglio solo vivere la mia vita e vedere cose nuove. Ne hai trovate?

M: A livello di sensazioni si, ma a livello di sentimenti e persone importanti e’ stato un mezzo buco nell’acqua. Le persone dell’inizio si sono rivelate di passaggio. Gli “amici” che ho conosciuto poi, mai troppo stretti, avevano comunque una vita loro. E’ bastato un lavoro che mi occupasse gran parte del week end per perderli. Insomma, mi sento ancora solo, ma era questo che cercavo. Piu’ o meno.

MYS: Cioe’, hai risolto i tuoi problemi e sconfitto i tuoi fantasmi? Ti sei chiarito le idee? Hai trovato la chiave?

M: Quante domande! Di idee su di me ne ho sempre poche, e ben confuse! Tuttavia, ho imparato a conoscermi meglio, quando si toglie la rete di salvataggio da sotto i piedi e sai di contare solo su di te, impari a vederti in situazioni differenti. Forse ho capito di piu’ non chi sono, ma cosa non sono. Lo capirai presto.

MYS: Altra cosa: voglio conoscere tanta gente, aprirmi la mente...

M: Questo si. Anche se le amicizie sono fugaci, ognuno lascia un po’ si se’ dentro chi lo sa cogliere.

MYS: Bello! Ma allora, mi consigli di prenderlo questo aereo?

M: Non dubitarne nemmenom un attimo, e’ quello che devi fare, rimpiangeresti il contrario.

MYS: Quindi hai ancora tanto da scrivere.

M: Ho a mala pena finito l’introduzione. E’ questo lo stimolante, ho ancora tanto da raggiungere e da scoprire. C’e’ chi dice che prima di un anno all’estero si e’ ancora turisti. Diciamo che in questi dodici mesi ho seminato tantissimo, ora voglio raccogliere. Ad esempio con gli scozzesi e’ davvero difficile legare, ma ho raggiunto la conclusione che per ora la cosa migliore che potessi fare e’ mostrarmi disponibile e rispettare. Ora aspetto che questi semi germoglino in qualcosa per cui valga la pena restare. Stesso discorso per il lavoro. Se non dovessi raccogliere, non voglio fossilizzarmi. Si rifa la valigia e si riparte. Il viaggio che ho intrapreso potrebbe non avere una meta ben definita; l’unica nazione e’ il Mondo.

MYS: Cavolo, se ci penso che sei li’ gia’ da un anno! Una mia paura e’ di annoiarmi di quello che trovero’ una volta finite le novita’. Ammettilo, Edimburgo dopo un anno non ha piu’ lo stesso fascino...

M: Piu’ che altro il fascino non e’ solo della citta’, ma quello dell’esperienza: la liberta’ di una storia che tu, e solo tu, puoi e sai scrivere. Anche quando pensi al passato, lo farai con altra prospettiva. In uno dei momenti di crisi che ho avuto (ce ne saranno, alcuni dureranno giorni, altri anche solo una manciata di minuti, come la pioggia che qui interrompe giornate di sole), vedevo tutto nero. Perche’ ero qui? Che sto facendo? Poi mi capito’ una serata favolosa, conobbi tanta gente nuova e mi sentivo sereno. Sulla via del ritorno, camminavo per i Princess Street Gardens con un amico irlandese. Era inverno e si gelava, e questo amico ad un certo punto mi ferma e mi fa osservare il castello di Edimburgo, visto dal basso della New Town. Era inverno, e le decorazioni mettevano in rilievo il castello e la Royal Mile, bianca per la neve caduta. Mi dice: “Guarda che spettacolo, talvolta ci si dimentica in che citta’ favolosa viviamo”. Ecco, anche dopo un anno la sensazione che provo e’ questa: una serata ti puo’ regalare, inaspettatamente, qualosa di nuovo, che siano persone, serate o emozioni. Ed anche il castello, sempre li’, tanto che qualche volta quando sei di fretta ti dimentichi di alzare la testa per guardarlo, a volte ti sorprende proprio.

MYS: Cavolo, mi sembra che nonostante le fragilita’ di questa vita, tu voglia tenere duro.

M: Sai, il simbolo della Scozia e’ il Cardo, un bellissimo fiore viola. E sai perche’? Il Cardo sembra cosi’ fragile, invece in Scozia cresce dappertutto. Nelle citta’, nelle campagne, persino nelle Highlands dove vento e pioggia e neve non sono proprio ottimali per i fiori. Sembra di non vederli piu’ in inverno, ma poi...rieccoli ogni primavera. Simboleggiano la forza degli Scots, capaci di adattarsi alle situazioni difficili e di superare gli ostacoli.

MYS: Wow, un fiore come simbolo di forza...

M: Gia’. Un fiore come simbolo di forza.

Picture: A thistle at the Holyrood Park. Edinburgh landscape on the background.

Song: Placebo - Every you, every me

2 maggio 2010

trip to the Highlands

Itinerario (3 giorni, 1000 km circa):

Giorno 1: Edimburgo – Stonehaven - Dunnottar Castle – Kildrummy Castle – Inverness

Giorno 2: Inverness - Loch Ness – Urquhart Castle – Eilean Donan Castle – Isola di Skye – Armadale Castle Gardens – Portree

Giorno 3: Portree – Fort Williams – Oban – Stirling – Edimburgo

Link: Visit Scotland

17 aprile 2010

somewhere in edinburgh

Mi sono innamorato di questa foto. Il suo autore e' un amico polacco che, a mio avviso, fotografa Edimburgo come pochi altri a livello amatoriale.



Alla domanda di dove l'avesse scattata, mi ha risposto con il titolo: "Somewhere. In Edinburgh".

Qui per vedere altre sue opere.


Picture: somewhere in edinburgh
Song: Noon - Satori

11 aprile 2010

il pesce imbottigliato

Suona il campanello in un tranquillo pomeriggio edimburghese, ed alla porta mi appare un ragazzo mai visto prima con valigie alle spalle.

Dico: “Hiya mate, can I help you?”

(Penso: “Chi e’ costui?”.)

Upstairs Neighbour: “Hi pal, I never met you before, I am your upstairs neighbour (UN)”.

Dico: “Nice to meet you”.

(Penso: “Questa sara’ bella”.)

UN: “I’m here to ask you a huge favour. Well, I am going home for the Easter holidays, I was wondering if you can take care of my fish while I’m away”.

Dico: “Well, I think I can”.

(Penso: “Non ho mai avuto animali, da piccolo ebbi tre pesci rossi, il piu’ longevo visse due settimane”.)

UN: “Cheers pal, it’s really just for few days, I’m going upstairs to take the bottle”.

Dico: “No problem, I’ll wait right here”.

(Penso: “Bottle? Ha ditto che va a prendere una bottiglia? Sara’ un modo scozzese per indicare una piccola vasca per i pesci?”.)

Passano cinque minuti, e riecco l’upstairs neighbour, con un’inquietante bottiglia contenente un minuscolo robo che si muove a fatica.

UN: “Here it is, it’s just a small fish in the bottle”.

Dico: “Ok cool; is it really living there?”.

(Penso: “Tutte a me capitano...”.)

UN: “Yes, but don’t worry, it’s just a small fish from Asia, used to live in here”

Dico: “What should I do, mate? Never had a fish before. Should I feed it and change the water?”.

UN: “Here’s some food, just feed it with a wee bit of food every day. Well, just feed it every two days. For the water, don’t worry, don’t need to change it”.

Dico: “Ok”.

(Penso: “Gia’ ha spazio a volonta’, non vorremo mica viziarlo con troppo cibo ed acqua pulita...che pretese!”.)

UN: “Cool dude, after Easter I’ll come to take it back”.

E fu cosi’ che Alekos si ritrovo’ con un pesce imbottigliato in casa. Messo sulla mensola di camera mia, sta povera bestiola mi fa una pena indescrivibile. Il pinnuto amico sta’ pressoche’ immobile tutto il tempo, talvolta lo trovo inquietantemente adagiato sul fondo della bottiglia.

Gia’ non mi capitano abbastanza stranezze. Il tavolo della cucina esplode da solo, ho una volpe (Alba) in giardino tutte le notti, ora ci mancava proprio un pesce agorafobico in una bottiglia di acqua schifosa, sprizzante felicita’ e gioia di vivere da tutte le branchie.

Povera bestia! I primi giorni ho seguito le indicazioni dell’upstairs neighbour, ma dopo una settimana non ho resistito. Ora gli do da mangiare tutti i giorni, e gli cambio l’acqua un paio di volte alla settimana, anche se le manovre nel lavandino mettono a serio repentaglio la sua incolumita’.

L’acqua, che dopo tre giorni in media diventa marrone, ora almeno e’ pulita, ed il pinnuto compagno di stanza mi ringrazia facendosi dei bei giretti negli 8 centimetri di diametro della sua spaziosa dimora, solo come un pesce imbottigliato.

Ora sto pensando a qualcosa di drastico. Voglio regalargli i giorni piu’ belli della sua vita riempendo la vasca da bagno rendendola un mega acquario. E se proprio mi girano, ci metto dentro qualche bella pesciolina modello teenager scozzese al venerdi’ sera, vale a dire ubriaca, svestita, e che gli sbatte la pinna sotto il naso.

E poi vediamo se vorra’ tornare dal quel delinquente dell’Uspstairs Neighbour!

5 aprile 2010

31 marzo 2010

Parliamo scozzese - LEZ. 2

Dopo il successo della prima lezione, eccoci tornati a...Parliamo Scozzese!, il corso on line che vi permettera’ di socializzare con gli abitanti del paese famoso per il kilt, le cornamuse, il mostro di LochNess, i laghetti di montagna, i castelli in cima alle colline, Braveheart, il golf, il whiskey e le Real Ales, le Highlands, le mucche pelose delle highlands, i moscherini carnivori delle highlands, la pecora clonata, l’haggis, il cioccolato fritto, le pecore nei verdi campi, la pioggia, la rivalita’ tra Celtic e Rangers...insomma, la Scozia!
Dopo l’infarinatura generale precedente vediamo di fare un passo avanti. Scrivero’ in neretto le parole scozzesi, in corsivo la traduzione inglese ed con i caratteri normali la traduzione italiana.
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PAROLE TIPICAMENTE SCOZZESI
Iniziamo con quelle parole tipiche di questa terra, le tipiche parole che vi fanno capire la provenienza degli Scots.

Wee = small, little = piccolo
Parola usatissima, sia per indicare piccole quantita’ che per rivolgersi affettuosamente a bambini o persone piccole di statura (keep goin, wee man! = avanti cosi’, piccoletto!)

Ta’ / Chears = Thank you / Welcome = grazie / prego
Fae / tae = from / to = da / a
Ad esempio, where you fae? (= where are you from?)
Mair / Maist = more / most = piu’ / il piu’
Kirk = church = chiesa
Loch = lake = lago
Auld = old = vecchio
Lad = boy = ragazzo
Lass / lassie = girl = ragazza
Bairn = baby = bambino piccolo
Quando un amico mi ha ditto che dovev andare a casa “to feed my wee bairn”, pensavo che dovesse dare da mangiare ad una razza di cane a me sconosciuta.
Fiver / tenner = banconota da cinque / dieci sterline
Ken = know = sapere
E’ questa una parola scozzesissima, che merit un capitolo a parte, un tranello che ha visto cadere generazioni di turisti. Tutti infatti, sentendolo per la prima volta, lo confondono con il verbo to can (= potere, saper fare) con conseguenze tragiche sul significato della conversazione.
Grazie a questo corso, potrete evitare il tranello, e quando parlerete con uno Scot e questo finira’ un discorso incomprensibile terminandolo con il tipico ye ken what ay min? (do you know what I mean? = capisci quel che voglio dire?), voi potrete lasciarlo a bocca aperta rispondendo con la menzogna I ken aye! (= of course I know! Certo che lo so!).
Usatissimo anche il dinnae ken (= I don’t know = non lo so).


LA “U” SCOZZESE
Alcune lettere in Scozia sembrano avere un suono tutto loro e diverso dall’inglese. La “U” ne e’ un esempio; per farvi capire il suo suono sono in difficolta’, ma se siete delle mie parti prendete ad esempio la u bergamasca o bresciana.
Le principali parole principali in cui troviamo la u scozzese, che indichero’ con il dittongo ou, sono:
toun = town = citta’
aroun = around = attorno
doun = down = giu’
nou = now = ora
guid = good = bene

Uno sciogli lingua recita: come with me doun around the toun (= come with me down around the town).


TAG QUESTION
Le difficili tag question sono delle strutture grammaticali della lingua inglese in cui un’affermazione viene trasformata in una domanda. Solitamente si usa il verbo della frase principale e lo si metto nella forma negativa.
Esempio: she likes apples, doesn’t she? She will eat that pie, won’t she?

La difficolta’ per chi studia l’inglese sta nel fatto che talvolta, soprattutto con i verbi modali, e’ facile fare confusione. Nello scozzese ho notato che questa regola viene bellamente scavalcata semplicemente aggiungendo semplici “preposizioni”, proprio come in italiano.
Esempio: she likes apple, eh? She will eat that pie, huh?

FRASI D’USO COMUNE
Usando quanto appena imparato, vediamo ora alcune delle applicazioni utili traducendo frasi nella vita di tutti i giorni. Le propongo nella solita forma italiano / inglese / scozzese.
1) Dammi cinque sterline, tu piccolo tirchio!
Give me five pounds, you little stingy boy!
Gie’s a fiver, you wee scrounger!
2) Vai in chiesa spesso, amico? Si, certo.
Do you often go to church, man? Yes, of course.
Ye gae tae kirk much, pal? Aye.
3) Cosa fai stasera? Non lo so.
What are you doing tonight? I don’t know.
Fit ye daein tonite? Dinnae ken.
4) Vado a farmi un giro in macchina in citta’, signore.
I am going driving around the town, sir.
A'm gaein cruising aroond toun, min.
5) Sei sempre ubriaco, vero?
You’re always drunk, don’t you?
You’re always steamin, huh?
6) Guarda la mia nuova ragazza, e’ uno spettacolo, vero?
Meet my new girl, she’s amazing, isn’t she?
Meet my lassie, she’s banter, eh?

Per questa lezione e’ tutto!

Vi lascio con questa simpatica biondina americana, che un giorno ebbe l’idea di girare un filmato sull’accento di Glasgow. Il primo signore intervistato non le ha dato una grande mano.

22 marzo 2010

follie calcistico-scozzesi

In questo vecchio post parlai di una storia ai limiti dell’assurdo, su come la passione per il calcio abbia segnato in negativo (?) la vita di un ragazzo scozzese. Alcuni si sono chiesti se la storia fosse vera, anche perche’ il protagonista era un amico di un amico. Tra parentesi, qualche settimana fa ho conosciuto di persona il protagonista della vicenda, un ragazzo assolutamente fulminato, parlando con il quale si puo’ capire che nella sua vita realta’ e follia si confondono al di la' di ogni logica.

In ogni modo, altri due episodi vissuti di recente mi hanno fatto capire di come il calcio (e le rivalita’ cittadine) sia sentito dagli abitanti di Edimburgo, nonostante un campionato di basso profilo tecnico.

Una doverosa premessa. Le due squadre di Edin sono:

the Heart of Midlothian, comunemente chiamati Hearts, il cui colore sociale e’ il maroon (granata) ed i cui tifosi sono chiamati Maroons o Jumbos;

Hibernian, biancoverde e’ il suo colore e Hibees o Hibs i suoi tifosi.

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1) Hibs funeral party

due settimane fa sono andato a vedere una partita di rugby amatoriale con Andy; in macchina, il buon Andy mi chiede se possiamo passare al pub a far visita al suo amico che ha appena perso la madre. Il funerale era in mattinata ma Andy non ci e’ potuto andare, per questo voleva passare al pub, dove la sua famiglia si trovava al termine della funzione.

Giunti in questo pub nella periferia edimburghese, mi colpisce il fatto di come il pub sia soprattutto luogo di aggregazione: tavolate intere con parenti a parlare della famiglia, con la rigorosa pinta in mano.

Una cosa cattura la mia attenzione: tutte le persone invitate al funerale avevano addosso qualcosa di verde. Chi un cappello, chi una giacca, soprattutto cravatte verdi. Chiedo il motivo ad un parente della defunta e la risposta mi lascia si stucco. La povera vecchina era infatti un’accanita tifosa Hibee, di quelle che fino alla fine non risparmiava battute e frecciate ai tifosi avversari e che non si perdeva una partita degli Hibernian. La sua ultima volonta’ e’ stata che...al suo funerale ognuno indossasse qualcosa di verde. Mi dicono anche che la bara era verde.

Sfortunatamente non ho conosciuto questa donna, ma me la immagino come una terribile vecchietta che dall’alto dei Cieli stava morendo dal ridere vedendo i tifosi di Hearts, Rangers e Celtic vestire qualcosa di verde in suo onore.

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2) Jumbo demolition job

Lo stadio dell’Hibernian si chiama Ester Road, prende il nome dalla maggiore strada nelle sue vicinanze. Onestamente, e’ uno degli impianti piu’ brutti che abbia mai visto (e sono stato anche allo Zini di Cremona). Anonimi spalti squadrati, quattro tribune in corrispondenza dei lati del rettangolo di gioco, senza unione in corrispondenza dei corners. Una volta ci ho lavorato, anche visto dall’interno l’Easter Road, che viene chiamato the Leith San Siro (presumo per ironia), e’ piuttosto...dodgy.

In ogni modo, la societa’ sta facendo dei lavori di ampliamento, per cui hanno dovuto demolire una delle sue tribune. A capo dei lavori di demolizione, alla guida della ruspa principale, troviamo Louise, ragazza 28enne...accanita tifosa Jumbo (ed abbonata alle partite degli Hearts, come da generazioni la sua famiglia), la quale, mentre demoliva l’odiato stadio, e’ stata sentita dal resto del cantiere cantare l’inno degli Hearts.

Ecco come Louise ha commentato il lavoro piu’ bello della sua vita: “Non vedevo l’ora di fare questo lavoro quando me l’hanno offerto, e’ stato emozionante! A casa ho avuto decine di amici e parenti che mi hanno chiesto di scattare foto delle rovine dello stadio!”.

Qui un link per leggere l’articolo in inglese.

Insomma, noi giovani italiani abbiamo avuto la fortuna di vedere l’Italia vincere i mondiali, cosa che capita una volta nella vita a chi e’ fortunato. Dopo questo, riuscite ad immaginare gioia piu’ forte di demolire lo stadio della squadra odiata cantando il vostro inno?

Related video: Italia vs Scozia

12 marzo 2010

total commitment

L’inverno come e’ dipinto, freddo e buio, sta lasciando Edimburgo ad una velocita’ allucinante. Sembrava ieri di vedere il castello dominare la citta’ con le varie decorazioni natalizie, ed ora eccoci ad una piu’ sincera austerita’. Le temperature si alzano, le giornate si allungano; e’ incredibile come Edin possa cambiare faccia durante l’anno, sembra di vivere davvero in citta’ diverse. I minuti in piu’ di luce si contano ogni giorno, con il passare delle settimane la citta’ sembra assomigliare sempre di piu’ a quella visitata in splendide giornate di sole lo scorso Aprile, di cui non dimentichero’ mai le persone distese al sole nei giardini di Pricess street, ed i gabbiani a raccogliere le briciole dei loro pic nic.

Quel week end fu davvero speciale e matto, mi cambio’ la vita, e come dice un libro che sto leggendo (e di cui parlero’ presto) apprezzai “gli scozzesi nel loro essere capaci di bere e rotolarsi per terra felici, proprio come me. Finalmente avevo trovato una patria”.

Giorni intensissimi questi ultimi dopo la breve parentesi in Italia. Finalmente ho un lavoro fisso. E’ in un ristorante, dove mi sono messo ad utilizzare le mie capacita’ di cuoco esibendomi alla griglia. Il fatto e’ che non essendo ne’ pratico ne’ troppo self confident, ho deciso si mantenere il lavoretto che avevo anche prima. Ne consegue che sono piuttosto strapazzato, lavoro come minimo 50 ore alla settimana. La mia vita, di conseguenza, sta risultando alquanto disordinata. Orari pessimi, talvolta dormo quattro ore per notte ed alte volte 12, alcuni giorni faccio un solo pasto ed in altri mangio quattro volte al giorno (mai rifiutare i pasti offerti al lavoro e’ uno dei miei comandmenti). Camera mia is quite messed up, del ferro da stiro...non mi ricordo nemmeno di che marca sia.

Pieno di soldi quindi? Mica troppo. Sto avendo problemi con le tasse, in quanto ne sto pagando piu’ del dovuto. Di recente sono andato all’ufficio delle tasse (HM Revenue and Custom), ma sfortuna volle che a parlarmi fu una ragazza di Glasgow. Come il 99% dei glaswegian, questa tipa aveva un inglese molto arduo. Come il 99% delle ragazze scozzesi, questa tipa aveva gli occhi azzurri, cosi’ azzurri nei quali mi sono perso sommando alle barriere linguistiche altri tipi di barriere. Forse che mettere ragazze carine all’ufficio dei reclami sia una mossa studiata? Questi british sono troppo avanti...

Nel mezzo del tutto ho anche trovato spazio per un paio di interviews. La prima con una piccola compagnia nel campo delle energie rinnovabili, che ha tentato (anzi, sta tentando) di farmi lavorare gratis con la scusa del vediamo cosa sai fare, poi forse un domani si vedra’. Altro che Italia, UK, Cina o Giappone, tutto il mondo e’ paese. Nel mezzo del mio casino questi tizi mi hanno mandato una mail dicendo che sono in ritardo con i lori progetti e di passare da loro che dovevano darmi del lavoro da fare. Gli ho mandto una bella mail, dove ho chiarito la situazione trovando un concetto che nemmeno pensavo di saper esprimere: total commitment. Dato che quando lavoro lo faccio, appunto, con total commitment, di lavorare da casa senza nulla in mano non ho ne’ tempo ne’ voglia.

Altra inteview con una societa’ multinazionale, che, ammesso che passi le selezioni, offre un lavoro che piu’ precario e temporaneo non si puo’: pagano ad ore, e ti lasciano a casa ogni qualvolta il progetto dovesse interrompersi.

Piu’ possibilita’ e futuro lo vedo invece con una terza opzione, ma per scaramanzia non diro’ nulla.

Per il resto solite cose. Mi stresso, esco sempre meno ma quando lo faccio lascio il segno, vengo sorpreso e deluso da molte persone. Accanto alla nascita di due amicizie su cui contare, ne annovero altre scomparse con i primi venti delle difficili relazioni umane. Capisco sempre piu’ come dovrei essere per avere successo, ma che non saro’ mai perche’ vorrebbe dire non essere me.

E le piccole difficolta’ di ogni giorno, problemi sempre on the edge ai quali sarebbe anche ora di darcene un taglio.

Infine, la nascita di una nuova amica. Presente la volpe che vidi vicino a casa e che descrissi in questo post? Bene, incredibile ma vero, Alba (il nome che le ho dato) e’ da qualche tempo ospite notturna del mio giardino. Di solito quando torno dal lavoro in tarda notte mi fermo sull’uscio a fumare l’ultima sigaretta, ed Alba passa in citta’ alla ricerca di cibo. Una volta me ne stavo tranquillo davanti alla mia porta, quando la vopina e’ passata per la strada, si e’ fermata davanti al cancello fissandomi per una manciata di secondi, quindi e’ passata oltre. Ma poche notti fa una vera sorpresa. Alba e’ passata davanti al cancello, mi ha fissato, ed e’ entrata nel buco nella mia siepe venendomi incontro. Si e’ avvicinata quasi se volesse farsi accarezzare, ma io ero quasi spaventato. E’ arrivata fino a circa mezzo metro dai miei piedi, poi ha continuato a perlustrare il mio giardinetto. Forse perche’ incuriosita, forse perche’ ha ormai preso confidenza con gli esseri umani, o piu’ semplicemente perche’ dopo una giornata al ristorante ho quel tipico profumo di pollo fritto che mi rende piu’ appetibile agli animali che agli umani.

Fatto sta che vedere Alba e’ sempre una bella sorpresa.


Pic: Alba in my garden

Song: Africa Unite - Sottopressione

22 febbraio 2010

back to Italy

Dopo nove mesi si scozzesita’, finalmente e’ arrivato il momento di tornare in Italia per una visita lampo. I motivi per cui non sono (colpevolente) tornato prima sono molteplici; l’entusiasmo delle prime volte (quando c’era il sole), il dover lavorare nel periodo invernale, cercare lavoro a cavallo del nuovo anno. Lo stare lontano si e’ poi fatto sentire: ho aperto il sito di Ryan Air e via col primo volo. Seppur troppo ravvicinato, seppur troppo costoso.

Ma avevo assolutamente bisogno di staccare e di ricaricare le batterie, come si suol dire. Beh, diciamo non troppo. E’ stato come un cocktail di emozioni (sia positive, che molto positive, che negative) mescolate insieme e bevute di rigore. Ora devo solo assimilare il tutto, analizzare, e come sempre guardare avanti.

I primi giorni mi sentivo su un altro pianeta, tra i giri in centro e le prime persone riviste, stranissimo in quella che dovrebbe essere casa mia. Quando mi stavo ambientando poi sono dovuto ripartire senza quasi nemmeno accorgermene. Uno stress psico fisico che mi ha lasciato un po’ cosi’.

In ogni modo, di emozioni si tratta, quindi presumo che possano fare solo bene.

Non dimentichero’ mai certi episodi.

- I pericoli di tornare alla guida. La macchina mi si e’ spenta svariate volte, ho dovuto ripetere tre volte un parcheggio ad S (un tempo la mia specialita’), una volta in una strada stretta mi e’ preso il panico ed ho tenuto la sinistra.

- Rivedere le facce amiche della mia squadra di calcio e parlare con allenatore e presidente, eterni esempi di cuore Granata.

- Presentarmi dalla mia ex insegante madrelingua londinese per parlarci piu’ fluentemente, portandole il suo amato Porridge, lo Scott's Porage. Quello con la foto dell’omone scozzese muscoloso (che cammina in canottiera e kilt sotto la neve) che lei mangiava da bambina (qui un vecchia pubblicita' altamente consigliata a tutte le lettrici femmine).

- Portare l’haggis a questo amico di professione soldato giacobita.

- Dimostrare a tutti che non sono ingrassato poi cosi’ tanto.

- Tornare al controllo del mio vecchio computer e le gioie di riaprire la cartella “vecchie partizioni”. Incredibili certe emozioni che vecchi file riscoperti possano dare!

- Un incontro con i vecchi amici giornalisti e la soprpresa di scoprire che un giocatore, Manuel Pascali, che vedevo quando giocava nel Pizzighettone in C1, sta giocando con grande successo nel Kilmarnock nel massimo campionato scozzese. Voglio la sua maglietta!

- Le dolci torte delle ancor piu’ dolci amiche della mamma.

- La pace e l’introspettiva tranquillita’ di visitre gli amati nonni al cimitero.

- Riaccendere con orrore la televisione e rivedere, in ordine di apparizione: Studio Aperto, Grande Fratello ed il festival di San Remo (con una prestazione che non mi lascia piu’ dormire). Ho rimediato per fortuna con un paio di film vecchisimi di Tognazzi e Manfredi che mi hanno tirato su. Per non parlare dell’indimenticato capolavoro Fracchia contro Dracula.

- Gli indicibili strazi e le perenni ferite psicosomatiche di una pulizia dei denti dal dentista: un’autentica tortura. E la tortura almeno e’ gratis.

- Una pinta di Guinness all’Asino d’Oro.

- Farmi offrire (da chi ho rivisto con piacere) svariate pinte di Guinness all’Asino d’Oro.

- Parlare italiano senza troppo pensare a come tradurre battute ed espressioni intraducibili.

- La sorpresa sotto casa del mio migliore amico che non sapeva sarei tornato.

- Un sabato sera da urlo con regali e sorprese, e le facce di chi ci tenevo a rivedere. Solo una birra o una sigaretta insieme ed i mille discorsi rimarranno per sempre in me.

Un ringraziamento grande come la distanza Italia – Scozia ai lettori di questo blog e a chi mi ha detto “Non commento ma ti seguo”. Lo apprezzo tantissimo.

Ed anche un po’ di malinconia nel mezzo di tutto. Un abbraccio lungo lungo che avrei voluto continuare per essere felice un secondo di piu’, ma che ho interrotto troppo presto per soffrire un anno di meno.

Rivedere invece altra gente e la loro mentalita’ mi ha fatto invece rivalutare moltissimo le splendide persone che ho incontrato qui. Un’esperienza sotto questo punto di vista assai preziosa, dove i cliche’ crollano, gli stereotipi sembrano li’ per essere smentiti, ed ogni incontro ti puo’ regalare qualcosa di bello. O di brutto. Sicuramente di nuovo.

Passando a cose serie, in Italia ho riscoperto lo strumento che piu’ mi e’ mancato. Un oggetto odiato da bambino ma che imparto ad apprezzare col tempo. Un oggetto che ha segnato la mia vita italiana donandomi un senso di freschezza e di fiducia in me stesso (e nel prossimo) ineguagliabili. Avete gia’ capito? Mi riferisco a questo!

Ed ora, con il -2 di questa notte, e le Camille del Mulino Bianco che mi attendono a colazione, torno a guardare il mio futuro. Avevo forse troppo idealizzato il mio rientro in Italia, non vedevo l’ora di scoprire se Edimburgo mi sarebbe mancata, e da quello capire un po’ meglio questa avventura. Anche il confronto tra l’infelicita’ di lasciare tutti e la gioia di tornare qui e’ un duello che non ha ne’ vincitori ne’ vinti.

L’unica certezza e’ che ho considerato l’Italia la mia casa, ma che la mia vita per ora e’ in Scozia.

Un buon compromesso.

Related video: la stagione dell'amore (scena finale de La guerra degli Anto')

15 febbraio 2010

pick up the pieces

Lunedi’ 15 febbraio. Ore 16:30.

Me ne stavo tranquillo in camera mia a mandare applications via internet, quando ... Craaaaaaaaaaaaaash...un frastuono mi fa sobbalzare sulla sedia. Lo schianto viene dalla cucina, simile a mensola che cade o sasso tirato alla finestra.

Mi dirigo in cucina e ... stupore a narrarlo... trovo mille pezzi di vetro per terra: l’anta del tavolino di cristallo non c’e’ piu.

Me ne torno in camera, mando un’altra application, e torno in cucina sperando che in qualche modo il processo sia reversibile e che l’anta si sia ricostruita. La scena e’ pero’ la stessa descritta!

Che diavolo e’ successo??? L’anta era nella posizione verticale a riposo, nulla e’ caduto e nulla era appoggiato sopra. Il forno, cosi’ come la lavastoviglie, erano spenti, escludendo quindi che calore o vibrazioni possano aver influito. I frammenti per terra, di varie dimensioni, sono estremamenti crepati. E’ inoltre impossibile che qualcosa sia caduto, anche perche’ la frattura e’ omogenea su tutta la superficie, ne rimane esente solo il supporto metallico circolare che vedete in foto.

Come lo faro’ a spiegare alla mia padrona, verso la quale c’e’ antipatia e diffidenza reciproca.

La prima cosa venutami in mente era uscire di casa e tornarci quando la landlady (che chiameremo simpaticamente landbitch) era tornata in casa e fare la faccina sorpresa. O magari fare anche lo stizzito: ho ospiti stasera, ora dove diamine li faccio mangiare?!?!?

Ma mi ero ripromesso di lasciare le scorciatoie nel Bel Paese e di sceglere l’onesta’.

Tic-Tac. Tic-Tac. I secondi passano veloci, la landbitch sara’ qui a minuti. Aiutatemi!!!!!!

Mai sentito qualcosa di simile? Scrivetemi nei commenti qualche spiegazione ragionevole, non lasciatemi solo! In rete ho letto di un fenomeno rarissimo chiamato cancro del vetro, ne sapete nulla?

Help! Qualche vetraio in linea???

Song: Average White Band - pick up the pieces

8 febbraio 2010

by the old canal

Tante volte mi va di scrivere cose varie senza un argomento ben definito, cerco episodi che possa in qualche modo connettere in modo da dare un titolo a cio’ che scrivo, ma proprio non mi viene nulla. Forse una categoria pointless dove metto un titolo a caso potrebbe essere la chiave, vediamo come viene.

Di recente ho stretto una bellissima amicizia con una ragazza spagnola di Madrid. Mi fa troppo piacere perche’ e’ stata una delle primissime persone ad aver conosciuto qui, in quanto siamo arrivati ad Edimburgo a pochi giorni di distanza. Con Julia ho condiviso momenti belli e difficolta’, il tutto raccontato davanti ad un piatto di prelibatezze italiane o spagnole.

Il nuovo fidanzato di Julia e’ un ragazzo irlandese di Belfast dal cuore d’oro, che mi ha preso in simpatia. Ieri Charlie mi ha invitato a casa sua per rappresentare l’Italia in occasione della partita Irlanda – Italia che ha inaugurato il Six Nations. Sinceramente pensavo che il copione dello scorso anno si sarebbe ripetuto: primo tempo equilibrato, nel secondo gli avversari prendono il largo. Invece e’ successo il contrario: gli irlandesi hanno messo il risultato in ghiaccio gia’ nella prima frazione, mentre nella ripresa gli azzurri si sono difesi piu’ che egregiamente, addormentando la partita per la delusione irlandese, come dimostrano le parole di fine gara del capitano O’Driscoll. Peccato aver visto i soliti banali errori che temo ci relegheranno all’ultima posizione: la seconda meta irlandese, nata da una rimessa laterale da incubo, ne e’ un esempio.

Come prevedibile, Julia non ci ha capito nulla di rugby, io e Charlie non ci abbiamo capito nulla in senso lato quando le cinque Guinness cadauno hanno fatto effetto, trasportandoci in uno stato di pace dei sensi. I nostri occhi si sono riaperti al trillo del forno, annunciandoci che l’Irish stew preparato da Charlie era pronto.

Lavorativamente parlando la situazione si e’ smossa, ma non senza problemi: l’agenzia temporanea per la quale lavoro si e’ rivelata una gran seccatura, a quanto pare non posso andare a lavorare fisso nei loro clienti. Il Cliente n.1 mi aveva offerto addirittura un contratto permanent, ne ho parlato col capo dell’agenzia che mi ha detto che una clausola obbligherebbe il Cliente n.1 a pagare per avermi, e quel figlio di una buona donna (che potrebbe lasciarmi andare senza troppo smaronarmi) mi ha detto che e’ intenzionato a far valere la suddetta clausola. Poco dopo anche il Cliente n.2, col quale la clausola e’ diversa, mi ha offerto lavoro, che ho accettato senza nulla dire al capo dell’agenzia. Tuttavia il capo lo e’ venuto a sapere minacciando addirittura azioni legali verso di me. Domani vado a parlarci, ma stavolta puo’ attaccarsi al tram in quanto voglio solo cio’ che e’ meglio per me senza troppe scocciature.

Situazione tesa in casa Alekos, del tipo coinquiline isteriche per fissazioni piu’ o meno plausibili. Nei discorsi fatti anche nei miei confronti si sono usati paroloni quali rispetto per il prossimo, quando mi hanno fatto notare cosa dia loro fastidio. Ragionandoci su, ho trovato tante cose che danno fastidio a me ma sulle quali sorvolo. Forse rispetto significa anche accettare, nel limite del possibile, senza chiedere di cambiare atteggimento a chi pagando vuole sentirsi libero in casa propria.

Col ragazzo Chris e’ una favola, tutto un pacche sulle spalle e nessun problema, i guai arrivano dalla parte rosa della casa. Per fortuna il tutto si e’ risolto con anche le scuse delle ragazze, e la magia del Six Nations ha fatto il resto, allorche’ ci siamo trovati tutti e quattro in salotto (evento non trascurabile) a vedere Scozia-Francia, accomunati da una sana simpatia per la Scozia e dalla ancor piu’ sana antipatia per la Francia.

I Lombardia Hearts sono appena stati ad Edimburgo con il loro carico di simpatia. Come da tradizione, hanno portato una jella pazzesca: due partite degli Hearts, e due sconfitte. Il colmo pero’ e’ stato quando sono stati ricevuti dalla societa’ ed hanno scattato una foto con l’allenatore Lazlo. Una volta arrivati a casa la radio annunciava che il povero Lazlo era appena stato esonerato.

Ieri seratona al Dropkick Murphy’s, il locale irlandese che in assoluto preferisco e che merita un post a parte, ogni serata li’ e’ assolutamente pazza. Ci sono andato al termine di una cena da Ricardo con la caterva di persone nuove che conosce sempre. Il suo nuovo coinquilino di Aberdeen e’ lo scozzese piu’ matto che conosca, buono come il pane ma fuori come un balcone. Al Dropkick, strapieno di irlandesi e francesi in trasferta, ho parlato con diecimila persone diverse ed importunato molte ragazze. Ieri era la serata del mese dove nello spazio fumatori esterno inventavo un parente del paese di provenienza della malcapitata, cercando di battere il mio record personale di 17 minuti e 25 secondi parlando di una citta’ che non ho mai visto prima che ingarbugli troppo la burla rendendola chiaramente inventata. Ieri ho avuto una mamma dalla Contea di Mayo, un padre della Corsica, un nonno indiano, ed un fratello andaluso che non vedo da anni (povero Jorge, chissa’ che fine avra’ fatto?). Ah, ho anche vissuto un anno a Vilnius, ma la lituana in questione e’ stata abbastanza scaltra da dirmi qualche parola nella sua lingua lasciandomi imbarazzatissimo in mutande e decretando un’ingloriosa fine del gioco fino al prossimo mese. La mia amica turca Sophia, compagna di sigaretta, ha assistito al tutto a bocca aperta, ora temo seriamente che dubiti del fatto che mio zio abiti ad Ankara, dove si e’ trasferito per lavoro con la sua moglie filippina ed i loro due figli, uno messicano e l’altro nepalese.

Ho poi conosciuto un ragazzo catalano che segue il Barca in giro per il mondo, che e’ stato ad Atene quel memorabile 18 maggio 1994, quando la squadra dei Campioni anniento’ lo spocchioso Barcellona, e quando Savicevic disegno’ una traiettoria carica di stelline per una rete spettacolare. Questo incontro mi ha fatto andare indietro di anni, quante volte da ragazzino vidi la videocassetta di quella gara, quando la Champions League era in chiaro sulla Rai ed a raccontartela c’era la voce di Bruno Pizzul, che esclamava quella che sarebbe diventata la mia preghiera preferita: “Albertini, lancio a cercare Savicevic. E’ in vantaggio Nadal. Ma Savicevic gli ruba la palla e poi...SEGNA un gol INCREDIBILE. Strepitoso il gol di Savicevic, eccezionale prodezza, ci lascia veramente di stucco”.

La band del Dropkick ha poi intonato una splendida versione rock di Dirty Old Town con tanto di flauto, ricordandomi che prima o poi devo andare a vedere Dublino.

Il mio ambientamento linguistico prosegue bene, fino a quando la mia nuova manager Lorna e’ stata trasferita da Glasgow, ed il suo glaswegian accent mi ha costretto a sforzi sovraumani di comunicazione. Ah, sempre a Glasgow non ci rivolge ad una persona usando pal o mate, li’ si usa big man. How are you big man? Ricordatelo, vi potrebbe tornare utile.

Giusto per rimanere in tema con quanto scritto, vi lascio al video del mio nuovo idolo, Bill Dance: un imbecille che in un triste giorno della sua vita ha deciso di raggruppare altri imbecilli per fare un video sulla pesca.

Enjoy!

Song: the Dubliners - Dirty Old Town