31 maggio 2009

sweet home

Appena ho visto questo appartamento non ho avuto dubbi (“E’ mio, non me lo lascio sfuggire!”), e nel corso della stessa giornata lo ho subito bloccato.
Dopo aver visto tanti appartamenti e condomini davvero pessimi, quando vedi quello giusto ti si accende la lampadina e capisci al volo quello che veramente vuoi.
Chiedendo ascusa ai miei lettori per l’attesa (Simon e Ceros mi hanno sgridato!), ecco la descrizione della casa piu’ bella di Edimburgo: la mia!

Zona: l’appartamento si trova all’inizio del quartiere di Leith, giusto al termine di Leith Walk, la grande arteria colma di pub e di negozi che collega il centro di Edimburgo con la zona del mare. Per andare in centro basta infatti percorrere proprio la Leith Walk (15 min a piedi, 5 col bus).

Circondario: supermercati, ristoranti, fermate del bus, negozi...tutti a portata di mano. La cosa bella e’ pero’ che proprio di fronte al condominio c’e’ uno splendido ed enorme parco (Claremont Park), dove a tutte le ore del giorno si vedono partite di calcio, gente che corre o che porta a spasso i cani ma soprattutto giovani spaparanzati a prendere il sole (a proposito, c’e’ uno splendido tempo in questi giorni). Passeggiando si possono raggiungere il porto di Leith e la deliziosa zona residenziale Portobello, affacciata sul mare.


Coinquilini: unico vincolo che mi ero posto era quello di non dividere l’appartamento con italiani. Missione compiuta in quanto sono in condivisione con una coppia di kiwi (neozelandesi): David (25) e Kimberley (26). Entrambi molto friendly, si e’ subito andati d’accordo. Di certo non amici strettissimi, ma in casa fila tutto liscio: alcune volte cucino per loro cosi’ come loro per me, ci si divide i compiti, ecc. Molto bello il loro inglese, sicuramente piu’ pulito dello scozzese. In casa c’e’ anche un gatto, tutto nero e molto vivace.

Condominio: il primo impatto con il condominio e’ stato folgorante. Parcheggio per auto e biciclette, e soprattutto interno pulitissimo (una vera rarita’) con tanto di ascensore ed interni in legno. Edificio nuovo a due piani, esterno con mattoni di pietre a vista.



Appartamento: non orrenda moquette ma uno splendido parquet, l’appartamento e’ su due piani. Sopra c’e’ la camera matrimoniale di David e Kim con il loro bagno privato, sotto (piu’ spazioso) ci sono cucina e living room, la mia camera ed il mio bagno privato.



Camera: la mia camera e’ molto spaziosa. Dentro ci sono letto matrimoniale, appendi abiti, cassettiera, televisione e due finestre molto grandi. I muri sono spogli, ma a questo si puo’ rimediare.

Mobilia: moderna, cucina ad angolo color legno, salotto spazioso. Tutte le comodita’: due frigoriferi, lavastoviglie, lavatrice, microonde, impianto stereo, dvd, laptop, ampi armadi.



Costo: pago 400 pounds al mese, comprensivi di affitto, bollette, tassa comunale ed accesso ad internet illimitato.

Eccovi descritta la mia abitazione. A dire il vero c’e’ un piccolo problema. David e Kim a settembre torneranno in New Zealand per sposarsi e stare la’, e la padrona della casa preferirebbe vendere l’appartamento piuttosto che affittarlo (costo: 220 mila pounds!!!). Speriamo che non riesca a venderlo, muoversi da qui dopo essersi abituati sarebbe difficile!

Pics: images of my house

26 maggio 2009

time for Heineken...cup!!!


La finale dell’Heineken Cup, ossia la Coppa Campioni del mondo rugbystico, e’ stato l’evento che ha segnato il primo serio week-end edimburghese. Un evento che, quale neofita del mondo della palla ovale, aspettavo con ansia, ma che ha avuto effetti devastanti anche sulle mie serate.

La sede designata per la finale era lo stadio Murrayfield di Edimburgo, le due squadre finaliste erano gli irlandesi del Leinster e gli inglesi del Leicester. La capitale scozzese e’ stata letteralmente invasa da una folla di irlandesi, che hanno contagiato la vita cittadina con la loro simpatia e messo pepe nelle serate nei pub. Presenti gia’ a partire da giovedi’, ho passato tre serate pazze divertendomi nel mio sport preferito, ossia andare nei pub e conoscere gente nuova: missione fin troppo faciole con il popolo irlandese, famoso per cordialita’ e la voglia di divertirsi in serate dall’enorme tasso alcoolico. Superfluo dire che tutti i pub della citta’ erano stracolmi a tutte le ore del giorno, con i tifosi anche fuori dai locali in attesa di entrare, che improvvisavano cori e partite di rugby nei parchi.

Parlando con diverse persone ho ricevuto un’importante lezione di sportivita’. La maggior parte dei tifosi proveniva infatti dalle contee di Cork e di Limerick, ed erano quindi tifosi del Munster.
La squadra del Munster era approdata in semifinale contro il Leinster, in quello che era un attesissimo euro-derby irlandese. I tifosi del Munster, sicuri della vittoria, avevano acquistato in anticipo il biglietto per la finale di Edimburgo, ma a sorpresa il Leinster si e’ imposto con una vittoria schiacciante.
Vendere il biglietto? Saltare la finale? No way!!! I tifosi del Munster sono cosi’ arrivati ugualmente ad Edimburgo. Io pensavo per gufare, invece no: erano qui per supportare proprio il Leinster, grande rivale ma comunque squadra irlandese.
Una cosa che in Italia manco ci sognamo.
La maglietta di questo tifoso parla chiaro: tifoso del Munster da sempre, ma tifoso del Leinster per una notte!




La finale me la sono vista nel mio pub preferito, il Three Sisters nella centralissima Cowgate, ed e’ stato un successo irlandese. Il Leicester (squadra in cui milita l’italiano Castrogiovanni) ha tenuto bene il campo arrivando all’intervallo in vantaggio 13-9 grazie ad una meta all’ultimo minuto di Woods; nella ripresa tuttavia una meta di Heaslip e la precisione di Sexton dai calci piazzato hanno consegnato la coppa al Leinster (19-13).





Finita la gara tutti i tifosi si sono trasferiti dallo stadio al centro della citta’, molti al Three Sisters, dove e’ iniziato un terzo tempo di dimensioni epocali, a ritmo di Guinness e hamburger.
Un bel weekend all’insegna di rugby, divertimento e Guinness.


20 maggio 2009

room seeking

La ricerca di una sistemazione, seppur stressante, e' stato un ottimo modo per scoprire Edimburgo ed i suoi abitanti. Penso infatti di aver girato in lungo ed in largo la capitale scozzese, soprattutto la sua parte lontano dai percorsi turistici.
Qualche volta in taxi e molte volte in bus, ho avuto modo di visitare i sobborghi popolari alla ricerca delle case in cui avevo fissato un appuntamento. Riporto di seguito la lista di alcune delle stanze (tutte in camera singola ed in condivisione ovviamente) che ho visto. Riporto anche tra parentesi la zona della citta' ed il prezzo mensile in pounds comprensivi di tutto (affitto + bollette), in modo che questo post possa essere utile a chi sta pensando di trasferirsi qui.
Ovviamente escludo la bellissima, stupenda e strabiliante casa in cui sono ora, e che sara' oggetto del prossimo post.


- buona la prima (Craigleith, 330): la prima casa che ho visto era davvero bellissima. Sita in un quartiere residenziale di ottimo livello, si trattava di una villetta su due piani davvero pulita ed ordinata, con giardino privato. La mia camera aveva due letti tutti per me. Avrei dovuto condividerla con un ragazzo basco di una simpatia e gentilezza sconfinate, e con un ragazzo scozzese di una impersonalita' altrettanto sconfinata (non ha proferito parola per tutta la mia visita). Il problema era che il ragazzo basco era in procinto di trasferirsi per lavoro. Altro problema la distanza dal centro. Voto: 7,5.
- orrore spagnolo (Dalry, 300): pieno centro, il palazzo piu' brutto sulla faccia dell terra. Dentro le scale sono di una sporcizia indicibile, l'appartamento e' abitato da spagnoli ma appena entro una acre odore mi assale: la casa e' sporchissima. Il tipo spagnolo mi dice che mi fara' sapere, ed infatti il giorno dopo mi chiama dicendomi che se voglio la camera e' mia. Chissa' perche' nessun altro la ha accettata... Voto: 3.
- sottovalutata (Leith, 280): casa grande e carina, da condividere con un ragazzo scozzese ed una coppia neozelandese. La scarto perche' mi sembrava brutta, ma poi vedondene di peggio la ho rivalutata. Voto: 6,5.
- ingegneria bleah! (Central Edinburgh, 380): quartiere residenziale bruttino, palazzone grigio ma casa ordinata e pulita da condividere con un ragazzo nigeriano di professione ingegnere...due ingegneri sotto lo stesso tetto? Meglio evitare. Voto: 6.
- mama Africa (Trinity, 320): suono il campanello e mi apre la porta una donna nigeriana con un bambino in braccio ed un altro bambino appiccicato alla gonna. Entrambi urlanti e piangenti. Mentre visito la casa si aggira un losco individuo (il padre?) che manco mi saluta. Scartata al volo. Voto: 2.
- China town (Wester Hailes, 280): a 30 min di bus dal centro, la casa e' molto bella: villetta privata con giardino sia davanti che sul retro. La abitano pero' tre ragazze cinesi che quasi non proferiscono parola, ed appena cerco di rompere il ghiaccio ridacchiano come sceme. Voto: 5.
- East deliciuos (Central Edinburgh, 300): la stanza non e' bella e l'appartamento sarebbe da condividere con una modella russa. Basta una splendida flatmate per prendere la stanza? Direi di no. Voto: 6.
- East delicious part II (Leith Walk, 350): sia palazzo che stanza sono proprio belli, dovrei condividere l'appartamento con una ragazza polacca che si dimostra carina e gentilissima. Unico problema che e' libera a partire dal primo giugno. Troppo tardi. Voto: 7.
- Gay friendly room (Prestonfield, 275): il proprietario che affitta la stanza e' un insegnante di storia dichiaratamente omosessuale, amante di musica classica e dell'Italia, che mentre visito la casa parla col suo gatto di nome Enrico. L'appartamento e' di un disordine epocale: cataste di libri qua e la', cd sparsi ovunque, cibo per gatti sul pavimento. Non so dove mettere i piedi. Voto: 2.


Image: home sweet home

Song: Industry - State of the nation

18 maggio 2009

the very beginning

L’entusiasmo con il quale sono partito e’ stato il forte motore che mi ha spinto a superare le prime notevoli difficolta’.
In primo luogo le lacrime di mia madre all’aeroporto, da un lato previste ma allo stesso tempo dolorose, seppur di una tenerezza infinita.

Arrivato ad Edimburgo la prima notte all’ostello e’ stato il primo momento in cui ho sperimentato la solitudine. Alloggiavo allo SmartCityHostel, sulla carta ostello a 5 stelle ma che mi ha deluso. All’esagerato prezzo di 21 pounds a notte, ho pernottato in una camera da 10 persone, ossia spazio ristretto e massimizzazione dello stesso con cinque letti a castello praticamente appiccicati.
La prima notte e’ stata praticamente insonne. La mia grande fortuna mi ha accoppiato nel castello con un vecchio ubriacone di Manchester della peggior specie. Durante la notte russava come segasse legna, ma soprattutto emanava un fetore di whiskey che raggiungeva la mia piazza superiore del letto.

Il che tuttavia mi ha fatto prendere la seguente decisione: regola numero uno: trovare il prima possible una stanza.
Dal giorno seguente infatti ho comprato una scheda telefonica inglese, l’ho ricaricata di 20 pounds, mi sono messo in un internet point e navigando su Gumtree ho chiamato tutti quelli che avevano messo annunci di sharing e fissato subito i primi appuntamenti per vedere le case.
Di questo parlero’ nei prossimi post, ma vi anticipo che proprio ora sto scrivendo dalla mia nuova casa!!! Eh gia’, il mio sbattimento ha dato i suoi risultati, e poi qua dicono che noi italiani siamo lazy!!!

Un doveroso ringraziamento a Vale, mia compagna delle elementari (!!!) che ho avuto la fortuna di rincontrare, quasi per caso, qui ad Edimburgo. Lei sta qui da quattro anni e mezzo, ed al primo incontro mi ha raccontato la sua vita scozzese e dato preziosi consigli. Mi ha fatto proprio piacere vedere che Edimburgo ha dato veramente tanto a questa ragazza, la quale ha avuto la bravura di saper cogliere il meglio, diventando una persona interessante e ricca di interessi culturali. Ma la cosa che piu, mi ha fatto piacere e’ vedere che gli occhi di Valentina hanno lo stesso sorriso di quando eravamo bambini, e che il suo abbraccio ha trasmesso una gioia sincera nel rivedermi.
Ma la cosa piu’ importante, Vale mi ha preparato una favolosa pasta quando gia’ non ne potevo piu’ di mangiare schifezze!!!

13 maggio 2009

in partenza!

Tra qualche ora sarò sull'areo che mi porterà in Scozia.
Fare il biglietto di sola andata è stata decisamente una delle emozioni più forti della mia vita.

Nell'ultimo periodo ho salutato quasi tutti gli amici, il che ha fatto salire l'attesa in modo considerevole. Inutile dire che in pochi hanno capito la mia scelta, ma quasi tutti l'hanno rispettata.

Ora che la valigia giace nella mia cameretta ancora aperta, sento una leggera agitazione salire in me (il che è un bell'eufemismo per dire che me la sto facendo sotto).

Mille dubbi mi assalgono...perchè volevo partire? Inutile cercare di essere lucidi in questo momento, ritroverò la risposta una volta in viaggio.
Almeno spero.




Image: One way only ticket

Song:
G. Palma - Viaggio solo

8 maggio 2009

sul nome del blog

Penso che la vita di moltissime persone valga la pena di essere conosciuta, e che l’umiltà di apprendere lezioni da chi ha fatto scelte diverse dalle nostre è un motore che spesso ci arricchisce portandoci a conoscere altri punti di vista. A fianco di questa umiltà è con immensa sfacciataggine che ritengo che forse anche la mia vita può dare un minimo spunto di riflessione, sia nel bene che nel male, a chi leggerà le mie parole. Più che riflessioni spero di suscitare emozioni, e se anche soltanto uno dei miei futuri lettori proverà un sentimento leggendo il mio blog, allora i miei sforzi ed il mio “denudarmi” in internet non saranno stati vani.

Più che per gli altri, tuttavia, scrivo per me. Ho infatti un innato bisogno di scrivere e descrivere ciò che avviene e ciò che penso. Parimenti, è da tanto tempo che leggo i vari blog di altri italiani all’estero, condividendo con estranei ciò che capita loro, vivendo di luce riflessa le conseguenze di una scelta (vivere lontano dall’Italia) che immagino dura e coraggiosa nonostante sia comunque una scelta e non un’imposizione. Così è anche per me.
Bacco (coautore di uno dei miei blog preferiti) li definisce “eroi”, ma le motivazioni che spinsero i Cavesi a Dublino sono diverse dalle mie.
In ogni modo sono tutte persone che ho sempre invidiato, ed è per questo che ora sono al settimo cielo pensando che finalmente è giunto il momento di scrivere la MIA storia.

Ed eccomi al nome della mia blog-creazione: the Heart of Alekos.

Alekos è il soprannome con cui i miei genitori mi hanno sempre chiamato. E’ l’abbreviativo greco di Alexandros, in quanto il loro viaggio di nozze è stato ad Atene. Alekos è soprattutto il nome del poeta rivoluzionario Panagulis, personaggio per me di grande ispirazione ed amato dalla mia scrittrice preferita.

Heart ha invece un duplice significato. Da un lato è l’organo principe del sistema circolatorio, ma soprattutto è un organo che sto imparando sempre più ad ascoltare. E che molti altri forse dovrebbero ascoltare. Spesso molto più affidabile di un cervello continuamente sollecitato dalle mille cazzate quotidiane, sicuramente molto più sincero.
Dall’altro lato esprime la fusione perfetta del mio amore per lo sport e la speranza che ripongo nella mia avventura in terra di Scozia. Hearts infatti è come viene familiarmente chiamata la squadra “Heart of Midlothian”, per importanza la terza squadra della Scottish Premier League ma la più antica, il cui stemma a forma di cuore riprende un mosaico posto di fronte alla cattedrale di di St. Giles nel Royal Mile, e secondo la leggenda indicherebbe il centro geografico della regione del Mid Lothian. Di questa squadra mi hanno fortemente colpito l’atmosfera che si respira nel suo stadio Tynecastle ed il fatto che vanta anche nella mia regione un gruppo di supporter, i Lombardia Hearts del mitico Andy.

Fatte con i primi post le doverose presentazioni di me e del mio blog, siamo pronti ad iniziare.

Sinceramente non riesco a preannunciarvi i contenuti delle mie future pagine. Molti italiani all’estero scrivono blog di servizio, in cui danno esperienze ed informazioni utili a chi vorrà fare la loro scelta. Altri sono molto più personali. Penso che il mio sarà una giusta via di mezzo, forse più tendente al secondo tipo.
Di certo inizierà con l’oggi in Italia in attesa del domani in Scozia, con tutte le novità che si presenteranno sul mio cammino.

In ogni modo ritengo che un blog, così come un romanzo, non riveli subito neanche al proprio autore dove intenda portarlo, vive invece di vita propria e lo conduce dove vuole lui.
Un viaggio parallelo al mio viaggio reale.
Si parte!!!


Image: the Heart of Modlothian in Royal Mile (Edinburgh)

5 maggio 2009

leaving the office

Ti accorgi che stai davvero lasciando il posto di lavoro quando ti ritrovi a mettere in ordine la pila di carte sulla tua scrivania e negli armadi. In mezzo alla polvere capita di trovare dei vecchi ricordi, come uno schizzo sul quale hai lavorato tanto oppure un documento che ti riporta alla memoria una determinata giornata di lavoro.
Al termine dell’operazione pensi alla festina d’addio. Scrivi una mail in cui ringrazi tutti quelli che ti senti di ringraziare ed effettui una prima inconscia selezione delle persone che per te hanno significato qualcosa e che inviterai al rinfresco. Quel favore che Tizio mi ha fatto varrà bene un pasticcino?
Te ne freghi del cartellino da timbrare ed a metà mattinata esci dall’ufficio per andare nella pasticceria che già avevi adocchiato.
Mentre il vassoio si riempie di dolci, in te sedimentano le emozioni finora troppo forti per essere razionalizzate ed incominci con la lucidità che possiedi a tirare le somme dell’esperienza.

Da cosa parto? Valuto prima l’aspetto professionale o quello umano?

Valutare l’aspetto professionale è decisamente più semplice e forse più veloce…partiamo da quello. La scelta di approdare ad una multinazionale è stata sofferta e presa al termine di un colloquio dove avevi avuto una brutta sensazione. Ma che diamine, hai 25 anni, come potresti precludere a priori una strada del genere? Per non parlare del contratto, non faraonico ma di certo meglio del contratto a progetto che avevi prima! Metto a tacere i preconcetti ed accetto.
Purtroppo però cervello e cuore non sono d’accordo.
Capisci che dovrai imparare a nuotare con le tue forze quando ti accorgi che sei stato messo in un progetto importante senza le adeguate conoscenze, quando capisci che la figura del tutor è puramente fittizia, quando la tanto proclamata formazione on the job tarda ad arrivare.
Tuttavia, a mie spese imparo che lavorare nell’Engineering in una multinazionale è questo: non impari nulla dal punto di vista tecnico (sei ingegnere ma fai pochi calcoli), impari invece a lavorare con colleghi di diverse discipline, a cavartela anche quando la tua esperienza non ti aiuta, impari insomma a stare a galla in un mare di diverse situazioni.

Ed ecco l’aspetto umano. Lavorare qui ha senza dubbio cambiato il tuo modo di comunicare e collaborare con i colleghi. Ma gli altri cosa ti hanno dato? C’è chi è sempre stato gentile, chi ti ha consigliato bene, chi con passione ti ha trasmesso una nuova conoscenza, chi non ti ha mai rifiutato un sorriso ma anche chi ti ha dato solo problemi e preoccupazioni. Ci sono anche quelli con cui hai litigato, ma anche da loro hai avuto, nel bene o nel male, un’importante lezione.

Si avvicina l’orario della festa che ancora stai tirando le somme, e solo allora ti accorgi dell’errore più grande che potessi fare. Il tempo che hai passato pensando a quel che gli altri ti hanno trasmesso assume i connotati dell’egoismo allo stato puro. Ma io, cosa ho trasmesso agli altri? Avranno apprezzato il mio comportamento? Sono sempre stato gentile con tutti? Quando mi è capitato di arrabbiarmi, si sarà capito che era il fuoco di un momento e che il mio comportamento abituale è diverso?

Purtroppo nessuno risponderà a queste domande. Ti devi fidare delle parole di circostanza che ti dicono i colleghi quando vai a salutarli per l’ultima volta, dei loro occhi e della forza della stretta di mano.

Arriva il rinfresco e con grande emozione ti accorgi che la festa è di una tristezza assurda…è una festa di addio, giusto?

Con tua sincera sorpresa i colleghi ti fanno un regalo, anzi due, di una simpatia e di un affetto indescrivibili. Il leit motiv è stato il fatto che io andassi in Scozia senza né lavoro né casa, scarti i regali e trovi:
- una valigia di cartone, contenente i beni del tipico poveraccio italiano emigrante degli anni 30: una enorme forma di pane e del salame!
- il fagotto di un barbone, contenente una busta con all’interno la cartina della Scozia firmata da tutti e 100 sterline come regalo!!!

Non ho parole, le lacrime si trattengono a stento quando mi accorgo che sono questi regali a rispondere alla mia domanda: ebbene sì, forse mi hanno apprezzato e voluto bene!

GRAZIE A TUTTI DAL PROFONDO DEL MIO CUORE!!!


Fermi tutti: non saranno mica felici che me ne sto per andare???






Images: last day at the Office